Brevissima relazione della distruzione delle Indie by Bartolomé de Las Casas

Brevissima relazione della distruzione delle Indie by Bartolomé de Las Casas

autore:Bartolomé de Las Casas [de Las Casas, Bartolomé]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


42. Capitale dei Quichés. Il «signore del luogo» è Tecum Uman, fatto uccidere poi da Alvarado.

43. Gonzalo, Gómez e Jorge de Alvarado.

44. La città fu distrutta nel settembre del 1541.

45. La prima (1534) destinata al Perù e la seconda (1541) a una spedizione, che Alvarado non poté poi effettuare, alle isole della Especiería.

46. Alvarado morì accidentalmente nella provincia di Jalisco (luglio del 1541).

Della Nuova Spagna, di Pánuco e di Jalisco

Grandi furono le crudeltà e le carneficine perpetrate nelle province della Nuova Spagna e di Pánuco: quelle che si son narrate come quelle che si son passate sotto silenzio. Nell’anno 1525 un altro tiranno insensibile, crudele,47 giunse nella provincia di Pánuco e prese subito a commettere numerose atrocità. Marchiava a fuoco schiavi in gran numero con il ferro del re: e non v’era uno di quegli infelici che non fosse prima stato un uomo libero. Ne empiva molte navi e li mandava all’isola di Cuba e alla Spagnola, dove meglio poteva venderli. Portò così a termine la distruzione di tutta la provincia. Vi fu allora chi diede ottanta indiani, anime razionali, per una giumenta. Venne poi designato, costui, a governare la città di Messico e tutta la Nuova Spagna, con altri grandi tiranni in qualità di uditori: ed egli era il presidente.48 Commisero insieme tanti grandi misfatti, tanti peccati, tante crudeltà, furti e abominazioni da non potersi credere. Con tali opere ridussero tutta quella terra a un tale grado di desolazione che se Dio non li avesse contrastati con la resistenza opposta loro dai frati di San Francesco dapprima,49 e poi con l’istituzione di una nuova Udienza Reale,50 retta e amica della virtù, in due anni avrebbero lasciato la Nuova Spagna nelle condizioni in cui si trova ora l’isola Spagnola. Vi furono uomini, amici di questo tiranno, che per recingere certi loro grandi verzieri si facevan mandare ottomila indiani e li mettevano al lavoro senza pagarli né dar loro nulla da mangiare, fin che cadevano a terra di botto, morti di fame. E il tiranno non si curava d’impedirlo, non gliene importava nulla.

Quando quest’uomo, questa belva che aveva finito di distruggere Pánuco ebbe notizia della venuta di quella giusta Udienza Reale, decise di ritirarsi all’interno del paese a cercar luoghi dove continuare a esercitare la sua tirannia. Si prese con la forza, dalla provincia di Messico, quindici o ventimila indiani perché facessero da portatori per lui e per gli spagnoli che lo accompagnavano. Quasi tutti questi uomini morirono per sua colpa: non ne tornarono neanche duecento. Giunse nella provincia di Mechuacam, a quaranta leghe da Messico, prosperosa e piena di gente quanto quella della stessa capitale. Il re e signore51 gli si fece incontro a riceverlo seguito da una moltitudine di gente, offrendogli mille servizi e regali. Subito egli lo fece prigioniero, perché aveva fama d’essere assai ricco d’oro e d’argento; e per farsi consegnare grandi tesori cominciò a torturarlo. Gli chiude i piedi in un ceppo, facendolo allungare a terra con le braccia distese legate a un legno; e gli pone un braciere accosto ai piedi.



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